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Milano, si va in scena con le badanti

Prima volta a Napoli, nello spazio dei Quartieri Spagnoli, per la compagnia pugliese Acasǎ, che porta in scena lo spettacolo sulle badanti e colf straniere. C’è un gioco di sguardi e prospettive nel mondo delle badanti che, durante il loro quotidiano lavoro di cura, osservano e assistono la vita delle persone, attraversandone le paure, le insicurezze, i disagi e le malattie.

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Acasǎ in rumeno significa casa, quella da cui le donne partono e quella in cui si trovano a vivere e a lavorare, sentendosi sempre straniere e dove il tempo si sospende nell’attesa di un futuro remoto, del desiderato ritorno. Un tempo sospeso che dilata la loro presenza, perché devono essere sempre a disposizione, appunto, 24 ore al giorno. Partendo dallo studio e dalla conoscenza diretta delle donne che migrano nel nostro paese e che svolgono lavori di cura, sono state “costruite” performance/monologhi che raccontano quello che vivono, le loro difficoltà, le loro emozioni e le loro speranze.

Lo spettacolo è nato grazie all’incontro e alle interviste di molte donne migranti, raccogliendo le loro storie e il loro bisogno di sentirle raccontare. Da queste storie uniche e irripetibili sono nati Tempo sospeso di Belen Duarte con Maristella Tanzi, La vita è un diamante nero di e con Arianna Gambaccini, Strika di e con Marialuisa Longo, Petra di Valeria Simone con Rossella Giugliano, Altrove di e con Annabella Tedone.

Spesso, conseguenza di una disuguaglianza globale, le badanti e le colf sono vittime di una disparità di genere, per cui, permettendo alle donne occidentali una maggiore libertà e possibilità lavorative, di fatto, non solo rinunciano all’accudimento dei propri figli o genitori, ma anche allo status di cittadine. Le donne che partono da luoghi di estrema povertà, riescono ad ottenere un lavoro e una “autonomia” soltanto assumendo quei ruoli che le donne occidentali rifiutano o sacrificano, quali appunto l’accudimento dei figli, dei genitori o dei disabili.