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La Nuova Vita dell’Anziano nel 2023 a Milano

L’anziano è colui che ha vissuto, può raccontare, può narrare mondi e vite lontane agli occhi di un bimbo, dal brano di Guccini “Il vecchio e il bambino” (Guccini, 1972).

Un anziano porta un bambino su di una collina e fa vedere al piccolo il paesaggio all’orizzonte.

Per millenni, nelle società preindustriali, l’anziano ha rappresentato anche a Milano il pilastro portante della società basata sulla famiglia.

Il più anziano era anche il più saggio, il più rispettato, colui che dettava la linea a tutti i membri familiari, e che nessuno si permetteva di contraddire.

Ecco come fare per permettere l’inclusione dell’anziano nella società: ascoltare i racconti di chi ha vissuto più a lungo di noi è uno splendido “do ut des” in cui la persona anziana ha l’occasione di riscoprire il proprio valore e di sentirsi utile tramite la propria esperienza di vita e chi ascolta ha l’occasione di apprendere qualcosa direttamente da chi l’ha vissuto in prima persona; è un ricordare emozionandosi ed emozionando.

L’invecchiamento comporta inevitabili cambiamenti impossibili da arrestare ma che possiamo gestire in modi diversi.

Esistono processi di decadimento fisico e mentale che impongono a molti anziani un controllo ridotto delle proprie facoltà e una progressiva limitazione della propria autonomia.

Devono necessariamente dipendere da altri, prima nelle piccole poi nelle grandi cose.

È una condizione che se non gestita correttamente, genera forme di rallentamento del ritmo di vita e spesso il subentrare di cattive abitudini comportamentali.

Per questo inizia a subentrare la figura della badante sulla quale grava il peso dell’intero processo assistenziale.

La famiglia rimane comunque il luogo per eccellenza in cui l’anziano vive: non si tratta di un luogo fisico è bensì l’insieme di relazioni che costruisce la famiglia, sia che l’anziano abiti o meno con coloro ai quali è legato da vincoli di sangue.

Il problema non è quindi la convivenza poiché, sia i genitori anziani che i figli desiderano sempre più vivere separati, indipendenti; la questione risiede piuttosto nel tipo, nella frequenza e nel calore dei rapporti dell’anziano con la famiglia e nel riconoscere ciò che essi rappresentano.

Il ruolo dell’anziano all’interno della famiglia contemporanea è quello di nonno e questo comporta l’instaurazione di nuovi rapporti con i propri nipoti e i propri figli, ormai divenuti adulti.

La relazione nonno/a-nipote ha la funzione di rendere attuale una testimonianza del passato, che dà significato al presente.

La società deve rendersi conto che il soggetto anziano è un patrimonio vivente di esperienze vissute e provate, di saggezza trasmissibile, di valori e come tale deve essere portato a comprendere il presente, educato ad “accettare” la propria condizione e ad accettarsi in essa, a fare buon uso della sua “età”.

La vecchiaia deve essere sinonimo di serenità e coscienza di sé, accettazione di sé per quello che attiene alle relazioni sociali, alle prestazioni fisiche e mentali, al proprio stato di anzianità.

 

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