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Milano, Tatu, la Badante

Oggi a Milano presentiamo la storia di Tatu che comincia a fare la badante poco dopo essere andata in pensione, dopo una vita trascorsa a lavorare.

La sua è una necessità economica: deve ripulirsi da debiti, dalle finanziarie accumulate, deve riconsegnare ad amici e parenti i soldi presi in prestito.
Tatu ha più di 60 anni quando comincia a prendersi cura di una signora anziana; aveva sempre lavorato come commessa e voleva godersi la pensione insieme al nuovo compagno nella casa che stavano costruendo insieme in un terreno vicino a Pitesti, Romania.

Purtroppo il compagno muore di infarto, Tatu di racconta:

«In un attimo mi è caduto il mondo addosso. La sua morte mi ha disintegrata. Sono crollata in mille pezzi».

Tatu ha origini rumene, ma cresce a Pienza, paese della Toscana.

Della Romania sa poco, anche la lingua l’ha imparata da grande:

«Non conservo nulla di quella cultura. Fino ai 10-12 anni l’estate andavo a trovare i miei nonni. Ora uno dei miei fratelli vive a Bucarest e ogni tanto lo vado a trovare. Con il rumeno mi faccio capire, ma tutti si accorgono che non sono di là».

Inizialmente, dopo la sua morte si rinchiude in casa:

«Anche i rapporti con mia figlia non andavano bene. Abbiamo cominciato a riavvicinarci intorno ai suoi 18 anni. Ora ne ha più di 40. Ogni volta che può parte e va in giro per il mondo. Non ce la fa a stare qui, a rimanere».
«La prima volta che ho rimesso il naso fuori di casa è stato per andare a una Sala Bingo con una vicina di casa. Quel giorno, mentre stavo giocando mi accorsi che stavo bene, che non pensavo più a nulla. Ed è così che poi ci sono ritornata una volta, un’altra ancora e poi ancora fino a che quell’abitudine è diventata una dipendenza e si è portata via quel poco che rimaneva di me».

Tatu comincia a giocare anche alle slot machines, 7 giorni su 7:

«Mi accorgevo che non ero più triste. I miei pensieri erano tutti focalizzati a trovare tempo, a trovare soldi, a trovare scuse da dire a tutti pur di continuare a giocare. L’angoscia e il dolore mi erano ripiombati addosso. Le sofferenze di una vita, i sacrifici fatti, i sogni disillusi, era riemerso tutto».

E quindi arriva il lavoro di badante.

Non il suo lavoro, non quello che desiderava, eppure anche il lavoro di badante ha avuto un ruolo.

«L’altra parte l’hanno fatta gli anziani. Prendermi cura degli altri mi viene naturale, spontaneo, ma con loro è stato molto bello ed arricchente. L’ho fatto con amore e dedizione.Mi hanno insegnato ad apprezzare la quotidianità, a dilatare i tempi delle mie giornate, anche i miei pensieri, a godere delle piccole cose».

Tatu oggi continua ad aiutare gli anziani del suo paese.

Fa loro la spesa, li aiuta ad alzarsi dal letto, semplicemente gli tiene compagnia, anche stando in silenzio, seduti fuori la porta di casa a guardare le persone che passano mentre i ricordi del passato riemergono tra un commento e l’altro.

«Ho molti progetti per il futuro. Prima di tutto voglio stare bene. Finalmente il gioco per me non esiste più. Quando passo davanti a una sala giochi, mi devo girare dall’altra parte, perché mi danno fastidio. In questi anni ho riscoperto la capacità di accudire. La sera, a letto, quando chiudo gli occhi, ripercorro gli ultimi anni della mia vita. E sono felice di quello che sono diventata».

 

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