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Milano, Stangata per le Famiglie con Badanti

Anche a Milano rendiamo noto che alla fine lo sperato accordo non c’è stato:

dopo la terza riunione della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo spettante alle figure contemplate nel contratto nazionale del lavoro domestico, non essendosi trovato un accordo tra i rappresentati dei datori di lavoro domestico e le parti sociali, si va quindi verso un adeguamento degli importi dello stipendio di badanti, colf e babysitter, che da gennaio aumenterà del 9,2%.

A questo va aggiunta la spesa per i contributi, con rateo TFR, tredicesima e ferie.

L’aumento, calcolato sulla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo con l’adeguamento all’80% dell’inflazione, dovrebbe scattare già dal 18 gennaio, comportando una importante voce di spesa per le famiglie presso le quali sono in opera badanti, ma anche babysitter e altre figure ricondotte al Contratto Collettivo Nazionale Lavoro domestico.

Una voce di denuncia arriva da Assindatcolf che chiedeva di scaglionare nel corso dell’anno gli aumenti per rendere più sostenibile il rincaro che metterà in seria difficoltà le famiglie, già provate dagli aumenti vertiginosi delle bollette, e in generale del costo della vita.

Secondo le stime e le proiezioni di Assindatcolf  l’impatto maggiore sarà per le famiglie con badante regolarmente assunta a tempo pieno e orario lungo e quella convivente con aumenti che incideranno sostanzialmente nel bilancio familiare dei milioni di italiani che hanno bisogno di queste figure, anche di oltre mille e cinquecento euro all’anno.

Per fare qualche calcolo con un aumento mensile, già da gennaio, del 9,2% dei minimi retributivi, la spesa mensile per il datore di lavoro di una badante non convivente di una persona non autosufficiente per 30 ore settimanali passerà da circa 633,93 Euro a 690,98 Euro al mese. Alla cifra, naturalmente, vanno aggiunti rateo Tfr, tredicesima e ferie

Per le figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come nel caso delle badanti (livello Cs) la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più.

Insomma una stangata che le famiglie dovranno trovare il modo di affrontare con il rischio di ridurre le ore di assistenza ai propri cari o, segnalano da Assindatcolf, che molti dei lavoratori che oggi sono in regola vengano lasciati a casa e magari fatti lavorare in nero.

Anche in considerazione di questo dal gruppo che rappresenta le famiglie datrici di lavoro domestico viene la richiesta al Governo di intervenire con misure concrete a sostegno delle famiglie: non solo sgravi per la regolare assunzione come previsto dal Piano nazionale per la lotta al sommerso in vigore dal dicembre scorso ma anche aiuti economici mirati.

Non bisogna, infatti, dimenticare che secondo i nostri calcoli il settore domestico sarà quello che subirà l’incremento maggiore rispetto ai principali contratti, come nel caso del commercio e dei metalmeccanici che negli ultimi 10 anni hanno visto – per i livelli contrattuali di inquadramento più diffusi – aumenti retributivi rispettivamente dell’8,4% e dell’8,3%, contro il 17,9% del settore domestico.

 

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