La badante ucraina a Milano oggi
Ad oggi il conflitto tra Russia e Ucraina sta provocando preoccupazione per tutte le conseguenze che potrebbe comportare. In Italia ci sono molte badanti professioniste dall’Ucraina.
Ecco la storia Galina,
per arrivare dal parcheggio a Kiev ci vogliono 1.800 chilometri, ma l’ex pilota di go- kart ucraino che guida il pulmino assicura di riuscire a compiere la traversata in 19 ore. Il biglietto costa trenta euro, ma il prezzo scende se a viaggiare – come accade sempre più spesso nelle ultime settimane – sono pacchi di cibo, vestiti e medicinali.
Nel pomeriggio le badanti ucraine ne hanno caricati a decine, perché hanno paura. Vogliono aiutare genitori, fratelli, sorelle, figli e amici minacciati dall’assedio di Putin. “La Russia e la Nato litigano ma se scoppia la guerra non resta vivo nessuno”, riassume l’autista.
Al parcheggio del dinosauro nella piazzola di sosta, com’è soprannominato per via della statua all’ingresso, si affollano badanti, operatrici sociosanitarie.
“Certo che abbiamo paura. Gli agenti stanno passando di casa in casa, nel paese di mia madre, raccogliendo donne e uomini per le esercitazioni militari”, racconta una donna sulla cinquantina. Galina, 45 anni, badante convivente pesa il suo pacco sulla bilancia e se ne va. “Alla tv dicono di andare nei rifugi, ma quali? – sbotta – Noi non abbiamo nulla, quando vado a trovare i miei non ci sono neanche le sedie. La mia famiglia abita al confine con la Bielorussia, sono molto preoccupata. Ma che senso ha una guerra nel 2022? È incredibile: siamo in Europa, mica in Siria”.
Ma la divisione del Paese passa persino da qui, per questo minuscolo angolo d’Ucraina all’ombra della tangenziale. Le passeggere originarie del Donbass, la regione occupata dai due stati separatisti non riconosciuti di Donetsk e Luhansk, tifano Putin: vogliono il ritorno dell’Urss e l’annessione.
“Io sono dalla parte della Russia, spiega Oleksandra, badante convivente, la mia lingua è sempre stata il russo, la mia patria è la Russia. La nostra è una regione ricchissima, produciamo da soli il 56% del ferro dell’ex Unione Sovietica. Probabilmente altri qui avranno detto l’opposto, ma io spero nell’annessione, penso sia arrivato il momento. Sono stata in Crimea e lì vivono meglio”.
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