Storia del badante edgar milano

Oggi a Milano parla il Badante Edgar

Anche a Milano raccontiamo la storia di Edgar.

È il 2000 ed Edgar vede andare in fiamme la sua ditta di legname:

«Ancora oggi non abbiamo scoperto le cause di quanto è successo e quest’estate sono tornato in Romania per chiudere alcune pratiche che ancora si trascinano, nonostante il passare del tempo».

Tutto questo tempo Edgar lo ha trascorso in Italia, cercando di ricostruire un futuro per sé e per la sua famiglia:

«Nel 2003 mia moglie e io ci siamo trasferiti in Abruzzo. Lei in Romania faceva l’insegnante, ma il suo stipendio non bastava per mantenere i nostri figli, che all’epoca erano ancora al Liceo. Abbiamo cercato in tutti i modi di pensare a loro, di fare la scelta giusta che potesse preservare i nostri ragazzi».

Inizialmente la moglie lavora come badante ed Edgar nei campi:

«Lavoravo dalle 6 di mattina, a volte fino alle 23 di sera. Erano turni di lavoro estenuanti. Il mio corpo è come quello di un uomo molto più anziano».

Anche Edgar allora decide di lasciare i campi e comincia a lavorare come badante:

«Mi sono preso cura di un signore per più di tre anni. È stata un’esperienza molto impegnativa. Lui gridava di giorno e di notte, centinaia, migliaia di volte. Non avevo mai pensato nella mia vita che avrei fatto questo lavoro. Non posso dire che non ne fossi capace, ma questa non era la vita che mi ero immaginato, non gli si avvicinava nemmeno lontanamente».

Nel frattempo anche i suoi figli si sono trasferiti in Italia:

«Oggi i miei figli di 35 e 37 anni vivono a L’Aquila; lui fa il commercialista; lei, che è sposata e ha due figli, dà una mano al marito nella sua attività. Entrambi hanno studiato, lei si è persino presa una seconda laurea. Sono sempre stati dei ragazzi molto seri con un grande senso del lavoro, dell’impegno e della responsabilità.».

Al momento Edgar ha un lavoro part time:

«Ho un contratto con un’agenzia che si occupa di badanti. Abbiamo preso una casa in affitto. Mariolina, la signora che seguo, ha 88 anni, e prima di me aveva cambiato 5 o 6 persone, ma nessuno rimaneva, perché a lei non piaceva nessuno. Invece io sono sei anni che sono con lei».

La vita in Abruzzo procede abbastanza tranquilla per Edgar e sua moglie:

«Ci siamo sempre trovati bene, non abbiamo mai avuto particolari problemi con le persone del posto. Per molti versi siamo simili. Fino a prima della pandemia, la nostra vita sociale era molto più attiva. Adesso è tutto un po’ cambiato, i tempi sono più dilatati e gli impegni anche».

L’idea di tornare in Romania si fa sempre più remota:

«Quando una persona nasce in un paese, ovunque andrà, un po’ di anima rimarrà nel luogo natale. Noi siamo di una piccola città, che piano piano si sta trasformando in un posto dove andare in vacanza. All’inizio pensavo che saremmo tornati presto, dopo qualche anno, una volta messo da parte qualche soldo per l’istruzione dei nostri figli. Avremmo fatto ritorno a casa, pensavamo, ma adesso non credo che questo accadrà».

 

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