anziano e badante milano

Non Accettare la Badante, Cosa Fare se l’Anziano di Milano fa i Capricci

Ci sono anziani di Milano che, una volta conquistata la fiducia in questa misteriosa figura che, da un giorno all’altro, entra nella loro vita e inizia a star loro attaccata come un francobollo, in poco tempo diventano zii o nonni della loro badante a Milano, sono felici della sua presenza e a volte, ahimè, diventa figlia, confessore, balia… a volte un sogno di cui innamorarsi a qualche livello.

In altri casi, invece, l’anziano non vuole proprio saperne, diventa perfino sadico verso questa persona: pretende molto più di quanto veramente gli occorra, vuole una cosa per pranzo e, quando ce l’ha, non vuole saperne e la butta via, vuole essere cambiato o portato in bagno, anche se non ne ha alcun bisogno.

Peggio ancora quando dovrebbe fare degli esercizi e si rifiuta, finendo per peggiorare le sue condizioni.

Parlavamo della complicità tra famiglia e badante, ecco, questo è proprio il caso classico in cui è necessario prendere l’anziano e metterlo di fronte al suo comportamento e alle conseguenze sugli altri e su se stesso.

Servirà? O l’assistito si mostrerà ancora più cocciuto e capriccioso?

Naturalmente non c’è una risposta unica, poiché ogni persona è un mondo a sé, con reazioni individuali, ma spesso l’impuntatura scapperà.

L’anziano accuserà la badante di non capirlo, di trattarlo male, di essere pedante, se non addirittura prepotente ed è difficile capire, di primo acchito, fin dove possa essere vero o meno.

Anche in questo caso, ogni individuo è un caso a sé, questo vale per l’anziano, ma anche per la badante: non è possibile escludere a priori che una badante possa trattare davvero male un anziano, anche se le probabilità sono minime, almeno con una professionista seria.

Ci si trova a doversi districare tra Scilla, il congiunto, e Cariddi, la badante, anzi, la necessità dell’anziano di avere la badante e spesso sarà davvero difficile: bisognerà mettersi d’impegno, presenti i familiari e la badante con l’anziano, osservare, studiare ogni sfumatura e sperare di aver capito la situazione fino in fondo.

Se la badante è convivente, avrà sott’occhio la situazione sempre e le sarà piuttosto facile controllare che l’assistito si lavi, mangi, beva quello che gli viene preparato, mentre è molto più complicato quando la badante arriva, prepara il pranzo, le medicine da prendere, le bottiglie di acqua o di tè, e poi lascia la casa: questa situazione rende difficile mantenere un controllo costante.

Appena solo, l’anziano potrebbe buttare via il cibo e l’acqua con conseguenze che non è difficile immaginare e il rischio è che la colpa cada sulla persona che lo segue.

La disidratazione e la mancanza di molti elementi nutritivi, portano a stati allucinatori, perdita del controllo delle emozioni e reazioni a catena che fanno peggiorare drasticamente non solo la salute dell’anziano, ma anche il suo stato psicologico, estremizzando la situazione.

E vero, non è un caso ordinario, questo, ma non è neppure così raro come si potrebbe pensare.

Non grave come appare, in genere è sufficiente una buona reidratazione (possibilmente in flebo, e qui ci vorrà il medico curante o un paio di giorni di ricovero), una altrettanto buona nutrizione e l’assistito tornerà come nuovo, probabilmente anche più ben disposto verso chi lo assiste.

A volte, però, questo diventa un vero e proprio ricatto, si rischia un effetto yo-yo, per cui ci saranno giorni di rifiuto del cibo, dell’acqua e di lavarsi, poi una breve cura per poi trovarsi da capo.

Il consiglio è di farsi assistere da uno psicologo, almeno da un counselor, per poter evitare un trasferimento in struttura.

Se l’anziano sta bene, molto meglio di quanto voglia far credere…

Si sta parlando, in questa sede, di pazienti non affetti da patologie degenerative che potrebbero alterarne il comportamento, mentre i casi più specifici verranno affrontati più avanti.

Se il congiunto ha bisogno di aiuto ma non lo accetta, è necessario affrontare l’argomento con tatto e delicatezza, cercando di comprendere le ragioni del genitore, il motivo per cui sia così riluttante a farsi aiutare.

Per questo, a volte, diventa necessario fingere che la badante sia un’amica, una persona lì per una sera, ad esempio, perché l’anziano non debba cenare da solo e avere un po’ di compagnia.

Così sarà più facile: ho qualcuno con cui chiacchierare e guardare la tele, stasera, ma non mi sento invaso.

Gradualmente diventerà più facile l’inserimento, questo sarà un buon punto di partenza, si valuteranno attentamente gli aspetti della vita quotidiana nei quali c’è bisogno di aiuto, in modo da incoraggiare l’anziano nel processo di accettazione.

Prendersi cura di una persona anziana è una sfida che prosciuga energie fisiche ed emotive, soprattutto quando non vuole farsi aiutare e, se sempre ogni caso è complesso, è anche una situazione piuttosto comune.

Si è già citata la difficoltà di accettare la propria fragilità, la vecchiaia che rende “bisognosi”, che toglie prontezza e autonomia e si è accennato a quanto questo sia spesso umiliante, per chi vive questa situazione, e fa paura.

Molti anziani non riescono ad accettare di non essere più come prima, non si riconoscono in quella persona che dimentica di spegnere il fuoco sotto un pentolino, per esempio, o che ha bisogno del pannolone per andare a dormire.

È faticoso accettare questo cambiamento, e ancor di più è faticoso rinunciare alla propria indipendenza.

L’anziano sa che non sarà solo per un periodo, come se si trattasse di una gamba rotta, per esempio.

Quando l’indipendenza se ne va, è per sempre.

La malinconia di questa verità è immaginabile solo per chi la vive.

A volte l’anziano accetta quasi con sollievo un aiuto, a volte scatena sulla persona che gli mette davanti agli occhi i suoi limiti tutta la sua rabbia.

Accettare una badante significa anche rinunciare non solo all’indipendenza, ma alla privacy, alla propria routine, per adattarsi a quella nuova.

Così, l’anziano è inghiottito da un turbinio di emozioni negative, si sente più vulnerabile di quanto la famiglia immagini, si sente un peso, non più utile e pensa a quanto i suoi dovranno sborsare per la sua assistenza, se non dovesse bastare la pensione.

E se la pensione è sufficiente, l’anziano soffrirà pensando di non poter lasciare niente ai nipoti, un giorno.

 

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