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I pregi del buon insegnante e l’arte dell’educazione

Chi è il buon insegnante

Aes Domicilio è una cooperativa che si occupa anche di offrire servizi educativi a Milano; i nostri educatori seguono minori con disturbi dell’apprendimento  anche in tutte le provincie Lombarde. AES conosce bene la difficoltà e il sacrificilio presente in ogni educatore, conosce i suoi sforzi nel condurre alla bellezza, nel trasmettere la passione per la matematica e la letteratura, studiare il corpo in modo multidisciplinare, stimolare nei bambini la capacità di comprendere gli altri e mettere in campo strategie di didattica partecipativa.”É l’arte suprema dell’insegnante, a risvegliare la voglia della creatività e della conoscenza”: queste le parole di Albert Einstein che ci rimandano ad una profonda riflessione circa questo impegno. Un mestiere che va oltre ogni difficoltà umana, si ha a che fare con bambini, adolescenti, esseri in carne ed ossa che non siedono tra quei banchi per ascoltare passivamente le lezioni degli insegnanti, ma che trasmettono le proprie fragilità, difficoltà e sentimenti di cui non si puó non tener conto. Ogni giorno é una nuova sfida, ogni giorno chi entra in classe lo fa con un approccio diverso, ogni giorno qualcuno avrebbe voglia di parlare, di essere compreso, di esprimere se stesso in quella che possiamo ormai considerare una seconda casa.

E l’insegnante? Quale il suo compito di fronte a tanta vita? Quali le sue priorità di fronte a così tante mansioni da svolgere? Ascoltare o insegnare? Come equilibrare tante emozioni e realtà contemporaneamente? La vita dell’insegnante non é così facile come spesso si vuole far credere, dietro ogni mestiere vi sono responsabilità e qui, vi sono vite in gioco, speranze, ma soprattutto Educazione. Abbiamo spesso sottolineato l’importanza del dialogo scuola-famiglia e la presenza dei nostri Educatori come ponte tra le due realtà. Una buona alleanza puó costituire delle basi forti per il futuro dei nostri figli.

Scrive Luciano Pace che una delle circostanze in cui si possa apprendere di più sull’arte dell’insegnare sia il momento in cui un docente “inciampa”. Perché, verosimilmente, anche docenti molto esperti da tempo in ciò che insegnano commettano ogni tanto degli errori mentre lo fanno. Ebbene, non può darsi che sia dal modo in cui reagisce a un suo errore che un insegnante mostri la sua stoffa? Di questo avviso è anche il giornalista Massimo Recalcati, che ha scritto un articolo, pubblicato sulla pagina culturale de “la Repubblica” il 31 ottobre 2011. Vorremmo citarne alcuni scorci. “Se esiste una vocazione all’ insegnamento – scrive Recalcati – non può che radicarsi nell’ inciampo. […] I bravi insegnanti sanno di cosa parlo; loro stessi sono inciampati almeno una volta prima di salire in cattedra e continuano a educare i loro allievi alla contingenza imprevedibile della vita. Ricordiamo gli insegnanti che sono stati per noi degli inciampi, che ci hanno sottratti alle nostre abitudini mentali e ci hanno fatto pensare in modo nuovo. Il nostro tempo favorisce invece l’assimilazione dell’insegnante a un computer, a un tecnico di un sapere senza corpo, totalmente disincarnato. […]
I bravi insegnanti sanno rinnovare ogni giorno il loro desiderio di insegnare solo perché conoscono le insidie della caduta nella noia e nella ripetizione e si impegnano a ricercare i giusti antidoti, sopportando la solitudine che la sfaldatura del patto generazionale tra gli adulti comporta. Per questa ragione il tempo dell’ inciampo resta essenziale perché
mantiene sveglio l’insegnante stesso e, di conseguenza, impedisce anche ai suoi allievi di addormentarsi. […]

Il bravo insegnante, nelle scuole elementari come all’ università, è colui che non ha né paura né vergogna del suo non sapere, della sua ignoranza perché sa che i limiti del sapere sono ciò che animano la spinta della conoscenza. È il grande peccato che racconta il mito biblico dell’albero della conoscenza. In cosa consiste? Nell’ illusione umana di accedere al sapere come dominio, alla conoscenza assoluta del bene e del male, a un sapere che pretende di essere padrone della vita, che pretende di escludere l’ inciampo”. Ebbene queste parole siano da sprono a tutti coloro che vogliono insegnare educando, a coloro che come i nostri professionisti credono in questa alleanza e usano il proprio mestiere per affiancare i giovani di oggi, per creare fiducia in qualcosa di migliore.