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Gestire un anziano allettato a Milano, la storia di Caterina badante convivente

Raccontiamo a Milano la storia di Caterina.

Era un giorno d’autunno quando Caterina, una badante quarantenne di origine filippina, entrò per la prima volta nella casa di Signor Luca, un anziano signore di ottant’anni, allettato a causa di una malattia degenerativa. L’aria era pervasa da un leggero odore di vecchio e di medicine misto a quello rassicurante del legno antico dei mobili. La casa era un labirinto di memorie, con fotografie sbiadite attaccate alle pareti e libri polverosi sugli scaffali.

Caterina si presentò con un sorriso cordiale, ma Luca la guardò con occhi spenti, intrisi di rassegnazione. Aveva una lunga esperienza alle spalle e sapeva che, oltre all’assistenza fisica, il suo compito era quello di offrire supporto emotivo e compagnia.
I primi giorni furono difficili, l’anziano era sempre scontroso, restio ad accettare l’aiuto di una sconosciuta. Ma Caterina non si lasciò scoraggiare.

La stanza del sig.r Luca era semplice e spoglia, con un letto grande al centro, un comodino con sopra i suoi medicinali, un armadio pieno di abiti ormai inutilizzati. La finestra dava su un piccolo giardino, dove Caterina notò un vecchio albero di ciliegio, i cui rami sfioravano i vetri; l’anziano amava guardare quell’albero, era l’unico contatto con l’esterno che gli era rimasto.
Man mano che passavano i giorni, Caterina iniziò a conoscere Luca più a fondo; scoprì che era stato un professore di letteratura, che amava la poesia e che aveva una passione per la storia. Iniziò così a leggergli ad alta voce i libri che aveva nella sua libreria, contribuendo a riportare un po’ di luce negli occhi del vecchio signore.

Le giornate di Caterina iniziavano presto. Preparava la colazione, poi aiutava Luca a lavarsi e a cambiarsi. Poi c’era la pulizia della casa, la preparazione del pranzo, la somministrazione dei medicinali.

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Caterina era sempre lì, con una costante e tranquilla presenza, che sembrava riempire la casa. Dopo il pranzo, leggeva ad alta voce al sig.r Luca spesso scegliendo libri di poesia o di storia che sapeva gli piacevano.
Nel pomeriggio, era il momento di fare esercizi leggeri. Luca, sebbene resistesse, si sforzava di muovere le gambe e le braccia, aiutato da Caterina, che lo incoraggiava con dolcezza e pazienza. Dopo, c’era la merenda, solitamente una tazza di tè con qualche biscotto, che Caterina preparava con cura.

Poi veniva la sera. Caterina preparava la cena, solitamente qualcosa di leggero ma nutriente. Dopo cena, aiutava Luca a prepararsi per la notte, cambiandolo e sistemando il letto. Prima di andare a dormire, leggeva un altro capitolo del libro che stavano leggendo insieme, o semplicemente chiacchieravano un po’, nella luce soffusa della stanza.

Un giorno, mentre Caterina stava pulendo la casa, notò un vecchio album di fotografie. Lo portò all’anziano, che con sorpresa e un tocco di nostalgia, iniziò a sfogliarlo le fotografie raccontavano la storia della sua vita, dei suoi viaggi, dei suoi successi e delle sue gioie. E Caterina era lì, ad ascoltare, a condividere quei momenti con lui.

Nelle settimane seguenti, il sig.r Luca sembrò migliorare, sorrideva più spesso, scherzava, e sembrava più vivo, più presente. Ma un giorno, mentre Caterina stava preparando la colazione, notò che l’anziano era stranamente silenzioso. Corse nella sua stanza, solo per trovare il suo corpo immobile nel letto.

Caterina, continuò a lavorare come badante, portando la stessa dedizione e cura ad ogni nuovo incarico. Nonostante il dolore della perdita, sapeva che il suo lavoro era importante. Che il suo ruolo era quello di essere un conforto, una compagnia, un aiuto per coloro che non potevano più badare a se stessi.

Nelle sue future esperienze, portò con sé le lezioni apprese: l’importanza dell’ascolto, della pazienza, della gentilezza e dell’empatia. Ricordò le lunghe conversazioni, i sorrisi rari ma preziosi, la quiete della casa, l’odore dei libri vecchi, e l’albero di ciliegio che sfiorava la finestra.

Tutte queste memorie, queste piccole cose, divennero parte di lei, modellando la badante che era e che sarebbe stata. E anche se ogni giorno era una sfida, Caterina sapeva che era sulla strada giusta. Perché, nonostante tutto, era riuscita a fare la differenza nella vita di Giuseppe, come sperava di fare per tutti i suoi pazienti in futuro.